Firmato a Londra il primo accordo post-Brexit tra UE e Regno Unito. Focus su sicurezza comune, lavoro per i giovani e pesca.
A quasi cinque anni dalla Brexit, Unione Europea e Regno Unito sembrano voler voltare pagina. Dopo un lungo periodo di rapporti diplomatici congelati, le due parti hanno deciso di ritrovarsi a Londra, in occasione del primo vertice congiunto dal 2020. Il clima, pur segnato da interessi divergenti, è apparso sorprendentemente costruttivo. L’obiettivo condiviso: rilanciare le relazioni bilaterali su basi più solide, soprattutto in ambiti cruciali come difesa, sicurezza e lavoro per i giovani.

Un vertice storico dopo anni di stallo diplomatico
I colloqui, culminati nelle prime ore di lunedì, hanno portato alla stesura di tre documenti fondamentali. Il più rilevante è sicuramente l’accordo di partenariato strategico, che punta a rafforzare la cooperazione tra UE e Regno Unito in materia di sicurezza, intelligence e difesa. Un altro fronte centrale è quello della mobilità giovanile, anche se su questo punto si dovrà attendere una futura tornata di negoziati.
Pesca, migrazione e export: i nodi e le concessioni dell’intesa
Tra le questioni più spinose affrontate, la pesca ha rischiato di far naufragare l’accordo fino all’ultimo. L’UE, con la Francia in prima linea, ha ottenuto un’estensione dello status quo che consente ai pescatori europei di operare nelle acque britanniche fino al 2038, ben 12 anni in più rispetto alle prime proposte britanniche. In cambio, il Regno Unito godrà di maggiore libertà nell’export alimentare, grazie al riconoscimento reciproco delle norme fitosanitarie.
Un altro impegno riguarda la migrazione irregolare attraverso la Manica, tema particolarmente sensibile a Londra: le parti si sono dette pronte a rafforzare la cooperazione per ridurre i flussi.
Ma non tutti applaudono. “Questo accordo distruggerà l’industria della pesca britannica”, ha tuonato Nigel Farage sui social, parlando di “tradimento” del voto referendario del 2016. L’ex leader della Brexit Party ha definito la concessione sui 12 anni un “regalo alla Francia”, scatenando l’ira del fronte conservatore. Tuttavia, proprio questa estensione è stata decisiva per sbloccare le trattative e raggiungere l’accordo finale.